Le Miniature



Le miniature

A rendere il Leggendario un'opera così eccezionale è il ricchissimo apparato illustrativo: ben 324 grandi scene miniate accompagnano il testo, dando vita a un vero e proprio racconto per immagini. Le miniature si devono al milanese Cristoforo de Predis - uno dei pochi artisti sordomuti del tempo - al servizio di importanti famiglie come gli Este e i Borromeo.

IL MUTO MINIATORE

Il Leggendario Sforza-Savoia è firmato da Cristoforo de Predis, figura tra le più importanti della miniatura lombarda del Quattrocento ma del quale non si hanno molte notizie biografiche. Sappiamo che nacque tra il 1445 e il 1447, probabilmente a Milano, e che era sordomuto, come rivela lo stesso artista firmando il Leggendario: OPUS XR(IST)OFORI DE PREDIS MUTI DIE 6 APRILIS 1476. Quella di Cristoforo fu una carriera breve (morì a soli trentasette anni) ma prestigiosa: tra i suoi committenti figurano infatti i duchi di Milano e Ferrara, il vescovo di Piacenza e i Borromeo, per il quali realizzò un altro splendido manoscritto, l'Offiziolo Borromeo. La pittura di Cristoforo è basata su una tavolozza di colori splendenti, stesi su volumi cesellati e irrobustiti grazie alla lezione ferrarese e fiamminga. Come rivelano le miniature del Leggendario, l'attenzione ai preziosismi decorativi e ai dettagli si sposa al gusto per una narrazione piacevole, mite, incantata, ispirata alla pacatezza espressiva di Vincenzo Foppa.

CARTOLINE DAL RINASCIMENTO

Cristoforo scelse di ambientare gli episodi evangelici ai suoi giorni, nell'Italia del Quattrocento. In ogni miniatura si scorgono così frammenti di vita quotidiana del tempo, dagli arredi negli interni ai costumi dei personaggi. Nelle architetture che fanno da sfondo alle scene urbane, inoltre, il lettore poteva riconoscere edifici a lui familiari, come la facciata dell'antico Duomo di Milano. Con questo espediente il racconto evangelico veniva attualizzato, destando un coinvolgimento psicologico ed emotivo ancora maggiore.